MICOTOSSICOLOGIA
AVVELENAMENTI DA FUNGHI
Modalità operativa dell'Ispettore Micologo nel
caso di avvelenamento da funghi

Dott. Giovanni Rossi




Le aziende USL nell’ambito dell’attività di reperibilità degli alimenti, deve essere prevista anche a quella MICOLOGICA ,almeno nei periodi di massima sttività di raccolta fungina. L’Ispettore MicologoTecnico della Prevenzione reperibile dovrà essere convocato il più rapidamente possibile dalla struttura ospedaliera.
L’opera del micologo si rivolge essenzialmente.·

  • a) stabilire la natura dei funghi ingeriti·
  • b) a comunicare al medico la sindrome specifica inerente la specie tossica identificata.-

DIAGNOSI MICOLOGICA-INDAGINE INDIRETTA
L’Ispettore Micologo dovrà raccogliere una serie d’informazione utili per la diagnosi micologica dalle seguenti persone: paziente (se possibile), famigliari presenti , ogni eventuale persona che possa riferire circostanze utili ,in particolare:·

  • a) se i funghi consumati erano in buone condizioni di freschezza, preparazione culinaria, modalità di conservazione;
  • b) L’ora quando è avvenuta l’ingestione dei funghi e l’ora di comparsa dei primi sintomi (IMPORTATE PER DEFINIRE SE UNA SINDROME A BREVE O A LUNGA LATENZA);
  • c) Descrizione dei funghi aiutandosi con tavole a colori dei principali funghi velenosi-il luogo di provenienza, habitat, stagione di crescita ecc.· se i funghi sono stati consumati in un solo pasto o in pasti diversi ( è un dato essenziale per poter stabilire se si tratta di Sindrome a lunga incubazione.

Questi dati possono essere anche NON ATTENDIBILI, ricordiamo che la maggior parte delle volte siamo di fronte a persone che non hanno la minima conoscenza di micologia e si improvvisano esperti raccoglitori, oppure i funghi sono stati regalati o consumati in ristoranti.

INDAGINE SECONDARIA ( EXTRA OSPEDALIERA)

Nel caso in cui non è disponibile i residui del fungo ed il caso più frequente, è necessario:Recarsi nel più breve tempo possibile presso il domicilio dell’intossicato per trovare gli avanzi gettati del pasto o presso il luogo di crescita dei funghi raccolti per reperirne degli altri.
 
INDAGINE DIRETTA Residui dei funghi consumati
I residui che vengono generalmente portati in ospedale possono essere:·

  • Funghi freschi : interi o tagliati avanzi o residui della pulitura·
  • Funghi cotti: pezzi di funghi cotti (fritti, saltati in padella ,impanati ecc. )
  • Funghi secchi·
  • Funghi congelati·
  • Funghi sott’oli-
  • Vomito o feci

Si eseguono sui residui le seguenti indagini:·

  • 1. MACROSCOPICA
  • 2. MACROCHIMICA
  • 3. MICROSCOPICA

L’analisi MACROSCOPICA è in grado di fornire immediatamente la diagnosi del genere e della specie ingerita nelle condizioni che i residui non siano di pezzatura molto ridotta. L’esame può essere eseguito direttamente presso la medicina d’urgenza: basta un tavolino ,della carta assorbente e una pinzetta.

Residui di funghi “freschi”
Per i funghi che non hanno subito alcun trattamento “freschi” e interi la determinazione risulta abbastanza facile.

Residui di funghi “freschi” tagliati, pelatura ecc.
Nel caso invece di pezzi tagliati e o residui della pulitura si procede nel seguente modo:
Si distribuiscono i pezzi di fungo su un foglio di carta bianca, utilizzando una pinzetta i funghi vengono raggruppati nel seguente modo al fine di poter ricostruire il fungo:

  • Pezzi di Cappello
  • Pezzi di lamella o di tubuli ( IMENIO : ossia lamelle per le Agaricacee, tubuli e pori per le Boletacee)·
  • Pezzi di gambo·
  • Pezzi di bulbo o della base del fungo·
  • Pezzi non identificabili

Con molta pazienza si esaminano i vari gruppi sopra indicati, si farà attenzione a tutte le caratteristiche morfobotaniche (ornamentazioni, sezioni e colore delle lamelle, presenza di anello, ecc...) è importante anche l’odore determinate per alcune specie, ad esempio: odore di fenolo =Agaricus xanthoderma , odore di farina=Entoloma lividum ecc. .
Molte volte bastano pochi pezzi per arrivare al genere e alla specie, un esempioun piccolo pezzo di cappello color oliva con fibrille innate (tipo madreperla) e lamelle bianche un piccolo pezzo di gambo di colore bianco con bande zebrate.= Amanita phalloides
Nel caso che tutti i pezzi non siano identificabili perché di pezzatura piccola o con poche caratteristiche morfobotaniche si utilizza l’indagine macrochimica e microscopica (vedi punto 2 e 3).
 
Residui funghi cotti-


La cottura provoca la variazione del colore naturale del fungo e della sua consistenza e dell’odore, il procedimento utilizzato è simile a quello che abbiamo visto precedentemente è necessario comunque “Pulire” i funghi dai residui del condimento utilizzato ecc. .Per tale scopo si utilizzano dei piatti bianchi in porcellana, i funghi cotti vengono distribuiti lungo la circonferenza del piatto, con una spruzzetta d’acqua distillata si lavano i pezzi di fungo ,sul fondo si deposita un brodino costituito del condimento, sugo ecc. ,viene filtrato, tolto il grasso aiutandosi con del cotone e il liquido poi viene utilizzato per la preparazione di vetrini per l’indagine microscopica (vedi punto 3) Si ripete le operazione di lavaggio con acqua distillata ,l’acqua viene raccolta per le successive indagine microscopica I pezzi di fungo cotti “Lavati” vengono poi posti su un foglio di carta assorbente e si procede all’identificazione morfobotanica come sopra.
 
Armillaria mellea
(reperto: Armillaria mellea senza prebollitura -sindrome gastrointestinale)
 
Residui funghi secchi
Comunemente i funghi secchi che vengono utilizzati per uso alimentare sono i Porcini (Boletus edulis e relativo gruppo) non è raro che in alcune partite di funghi secchi si rinvengono fette di fungo non appartenente ai Porcini si tratta di impurezze vegetali, altre volte di vere e proprie sofisticazioni con altre Boletacee, altre volte di funghi non commestibili o peggio tossiche.
L’azione del Micologo in questo caso è di ricercare eventualmente le specie tossiche, si procede nel seguente modo si suddividono le fette nei seguenti gruppi:

  • A -sezioni di funghi con la presenza di tubuli e pori·
  • B -sezioni di gambo
  • C -sezioni non identificabili o con colori della carne estranee al gruppo B.edulis (la carne della sez. edulis è bianca può assumere una colorazione avorio o nocciolo o marroncina a seconda dell’origine e dal tipo di essiccazione)


A -Nel primo gruppo la presenza dei tubuli e pori (imenoforo) esclude la presenza di funghi a lamelle ,una successiva indagine servirà per identificare se appartengono alla specie dei “Porcini”, la colorazione dei tubuli va dal [BIANCO-NOCCIOLA (carpofori giovani) ,VERDE –VERDE-MARRONE (carpofori maturi).

Si ricorda che nelle Boletacee esistono poco specie tossiche (Boletus satanas, B. purpureus e qualche altro a pori rossi) che comunque non provocano intossicazioni “gravi” ma di tipo gastrointestinale a breve incubazione.

Nel secondo gruppo la presenza in alto dello stipite (gambo) di un reticolo bianco esclude la presenza di funghi lamellari , la presenza invece di fette di gambo prive di reticolo con aspetto “cartaceo” e a forma di un piccolo cartoccio vuoto (gambi di amanita), o la carne suberosa con aree trasversale vuote in numero di due ,tre,o quattro (gambi di russule) la presenza di bulbi basali o tracce di volva o di anello indicano che siamo di fronte a specie estranee ai porcini (in particolare gambi di amanita sp. o di russule o lattari sp.) è necessario quindi procedere alle analisi MACROCHIMICA e MICROSCOPICA.

C -Le fette non identificabili verranno utilizzate per le indagini MACROCHIMICHE e MICROSCOPICA.


-Residui funghi congelati-

-Funghi congelati le caratteristiche rimangano inalterate, l’unico problema che il fungo scongelato facilmente rammolisce, si effettua quindi il controllo rapidamente come per i residui dei freschi.-Residui funghi sott’olio- Il fungo può essere lavato con acqua calda ed un detergente molto delicato per poterlo sgrassare e quindi esaminare, con una carta assorbente si tamponano i funghi e si procede come sopra

Residui di fungo provenienti dal succo gastrico o dalle feci Queste indagini richiede un laboratorio ben attrezzato -
 
2. MACROCHIMICA
L’identificazione di alcune specie di funghi è facilitata da variazione di colore che si verificano a contatto dei funghi con varie sostanze chimiche , vengono riportate queste due metodiche molto semplici utili per l’identificazione·
Ricerca qualitativa delle AMANITINE ZEITUNG PAPIER TEST sac. Wieland e Coll Il test si base su una reazione tra lignina (carta da giornale) e AMATOSSINE in ambiente acido.·
Un’altra ricerca qualitativa è il contenuto di ORELLANINA metodo R. Poder & E Feifel·
Reazione colorimetrica per indentificazione delle specie di funghi essiccate non commestibili o altro materiale frammisto alle specie commestibili Metodica Dr Emidio Borghi
 
RICERCA DELLE AMANITINE “Zeitung-Papier Test”
Un metodo di rilevazione delle AMANITINE di tipo quantitativo è il "Zeitung-Papier Test di sac. Wieland e Coll.”
Un metodo molto semplice dove può essere eseguito in ogni luogo e non necessità di sofisticate attrezzature analitiche, è quindi un valido aiuto per diagnosi d’avvelenamenti da funghi particolarmente difficoltose.

Il test molto semplice sì base su una reazione tra lignina (carta da giornale) e AMATOSSINE in ambiente acido.
Le amatossine sono contenute in funghi MORTALI a sindrome a lunga incubazione : Amanita phalloides, A.verna, A. virosa.




Reattivi: Acido Cloridrico HCl per uso commerciale al 37%
Metodica:

  • 1) Il residuo del fungo fresco ( si può utilizzare anche un frammento di fungo secco fatto rinvenire con un po’ d’acqua distillata) viene schiacciato facendo cadere il succo su una normale carta da giornale bianca ;
  • 2) La macchia dovrà essere essiccata ponendo per qualche minuto il pezzo di carta su una normale fonte di calore (asciugacapelli, lampadina ecc. );
  • 3) Si prende HCl (Acido Cloridrico) e se ne versi una goccia sulla macchia essiccata;
  • 4) Si aspetti anche 20-30 minuti, se la reazione è POSITIVA per la presenza d’AMANITINE, La carta assumerà una tipica colorazione azzurrina( Vedi FOTO "A");
  • 5) E’ buona norma effettuare una prova in “Bianco” ( vedi foto "B")utilizzando su un altro foglio solo il reattivo per il “Controllo”.


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3. MICROSCOPICA
L’analisi microscopica richiede del tempo e una idonea attrezzatura, pertanto è consigliabile effettuarla nei seguenti casi:·
per avere delle conferme diagnostiche particolarmente difficili e per escludere specie MORTALI (CITOTOSICHE)·
frammenti di funghi espulsi con il lavaggio gastrico o dalle feci dell’intossicato.

Ai fini determinativi ha una grandissima importanza l’esame delle spore, in particolare si guarderà:

  • A) colore·
  • B) forma·
  • C) ornamentazione·
  • D) dimensioni·
  • E) ricerca amiloidia .
  • F) L’AMILOIDIA

L’AMILOIDIA è una reazione microchimica importantissima per la ricerca delle spore di A. phalloide che si ottiene con il reagente di MELZER (L’amido reagisce con lo Iodio dando una colorazione blu-violetta).La membrana di alcune spore o le sue ornamentazioni si colorano in blu,verde-grigio,violetto più o meno intenso;le pareti interne di alcune ife,invece si colorano in rosso più o meno vinoso o rosso-bruno DESTRINOIDIA o PSEUDOAMILOIDIA.
Alcuni esempi: Nell’Amanita phalloides/Amanita verna/Amanita virosa le spore sono sub globose lisce, ialine, abbastanza grandi (8-10u) e AMILOIDI
Le spore dell’Amanita muscaria/ Amanita pantherina/Amanita junquillea sono molto simili, ma non AMILOIDE
Nell’ Entoloma lividum le spore sono rosee (8-11u) e di forma poligonale NON AMILOIDE Le spore incolori e bianche in massa di Macrolepiota,Leucoagaricus,Lepiota,Leucocprinus,Hygrophoropsis aurantiaca con il reattivo di Melzer si colorano in rossobruno cupo DESTRINOIDE.
Le spore del genere Melanoleuca,Leucopaxillus,Lactarius,Russula,Lentinellus hanno le ornamentazioni AMILOIDE .
Inocybe, spore oblunghe ,reniforme o anche stellate ,ma di color ocracee ecc.

CAMPIONI DI FUNGHI DA INOLTRARE c/o LABORATORI SPECIALISTICI

Ci si potrà trovare di fronte a casi complessi e non ben inquadrabili. A questo punto il Micologo per quanto gli compete dovrà supportare il medico nella ricerca in questi casi è importante inviare i campioni a centri specializzati per le eventuali analisi del caso per le successive ricerche:

  • -ricerca batteriologica (presenza di patogeni, di muffe ecc. )
  • -ricerca delle alfa amanitine nelle urine (urine da raccogliersi prima della reidratazione sono sufficienti pochi mL)
  • -ricerca chimica: residui di fitofarmaci, metalli pesanti
  • -ricerca delle micotossine
  • -altre ricerche specificheDIAGNOSI MICOLOGICA FINALE


L'Ispettore Micologo comunicherà le conclusioni dell’indagine micologica al personale medico della struttura ospedaliera cosicchè potrà organizzare in modo specifico e adeguato il suo intervento terapeutico , indirizzandosi nella giusta direzione risparmiando al paziente inutili interventi, abbreviandone il periodo di recupero.
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BIBLIOGRAFIA CONSULTATA:

  • Azienda USL di Parma ATTI DEI CORSI DI AGGIORNAMENTO DI MICOTOSSICOLOGIA anni 1997-2000·
  • Bruno Cetto I FUNGHI DAL VERO Saturnia ·
  • G. D’Antuono R. Tomasi I FUNGHI VELENOSI TOSSICOLOGIA MICOLOGICA TERAPIA CLINICA Edagricole·
  • Riccardo Mazza FUNGHI COMMESTIBILI E VELENOSI A CONFRONTO Fabbri Editori·
  • Nando Togni Filiberti F. I FUNGHI FRESCHI,SECCHI E CONSERVATI NELLA PRATICA ISPETTIVA edagricole·
  • Karl Kob I PRINCIPALI FUNGHI VELENOSI E LE INTOSSICAZIONI” Anno 1992·
  • Emidio Borghi IL CONTROLLO SANITARIO DEI FUNGHI CONSERVATI Edizioni G.E.M.A.·
  • ORELLANINA:UN METODO SEMPLICE PER LA SUA DETERMINAZIONE NEI CARPOFORI R.Poder&E.Feifel Istituto di Microbiologia dell’Università di Inssbuck·
  • Andrea B. Alessandro B. Alessandro.C INTRODUZIONE ALLO STUDIO DEI FUNGHI Editrice IL LIBRO·
  • Pelizzari V. & Moser M. –Non protein Amino-acids as toxic principle in species of Amanita –Pagine di micologi

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Sindrome
CRIPTO-MAINICA



Nei vecchi libri di micologia del 1900 viene citata ( in verità ancora oggi si trova in alcuni opuscoli a carattere divulgativo ! ) una particolare sindrome d'avvelenamento denominata cripto-mainica causato dal consumo di funghi commestibili andati a male.

In questi testi questa sindrome è descritta a breve latenze ed è causata da principi tossici chiamati ptomaine e cripto-mainica e ad altri principi emolitici della putrefazione delle sostanze organiche, i sintomi sono costituiti da: turbe gastroenteriche con diarrea, vomito, fenomeni nervosi e cardiaci.

Sappiamo che il fungo commestibile è un alimento altamente deperibile e che se non viene adeguatamente conservato e/o sottoposto ad adeguata cottura lo stesso può provocare un danno per la salute di chi lo consuma.

In questo caso, non si parla assolutamente di sindrome cripto-mainica, ma di tossinfezione alimentare originata da batteri e i loro prodotti o di intolleranza alimentare per il contenuto (ad es. i Porcini) di Trealosio in alcune specie fungine o perché non adeguatamente cotte; alcune specie fungine (ad es. Armillaria mellea, Boletus luridus, Morchella sp, Helvella sp ecc. .) risultano tossiche quando non subiscono un'adeguata cottura in quanto contengono le EMOLISINE, composti tossici di natura proteica, termolabili a 60- 65 °C in 30 minuti è quindi sufficiente una buona cottura ( ma anche l’essiccamento e gli alcooli forti) per rendere queste tossine inoffensive e il fungo può essere tranquillamente mangiato.

Tale sindrome non ha quindi nessuna base scientifica.


Molti si chiederanno allora come mai l'origine di questa fantasiosa sindrome ?


Dobbiamo andare indietro di molti anni , nel 1872 il Prof. Francesco Selmi (1817 - 1881) illustre scienziato ricordato come il fondatore della chimica colloidale e della medicina legale. Scopre durante alcune ricerche presso l'Università di Bologna la cadaverina e la putrescina che si formano per decarbossilazione rispettivamente di lisina e ornitina conosciute come “ alcaloidi cadaverici ”.

L'illustre studioso le battezza con il nome di “Ptomaine” ( il termine deriva dal greco “ Ptoma ” che significa appunto “Cadavere” ) inizia a fare alcuni esperimenti su animali, inoculando il preparato puro, la conseguenza è inevitabile gli animali immediatamente muoiono, ovviamente per il forte sovradosaggio !

All'epoca erano elevati il numero di tossifenzioni alimentari originate dalla cattiva conservazione dei cibi e dal mancato rispetto delle norme igieniche (alla fine del 1800 le condizioni igieniche della popolazione erano molto scarse e non esistevano come oggi i frigoriferi per la conservazione dei cibi!) quindi la notizia della scoperta di queste particolare tossina, spiegava il perché gli alimenti andati a male, erano la causa di gravi danni alla salute.

Solo agli inizi del 1900 altri studi dimostreranno che la causa delle tossinfezioni alimentari era da attribuire non certo alla presenza della cadaverina e alla putrescina ma ai microrganismi.

Cadaverina e putrescina sono entrambi prodotti dalla rottura degli aminoacidi negli organismi, un processo presente negli organismi viventi ( la putresceina è prodotta dalle cellule viventi, per azione dell'ornitina decarbossilasi ) ma sopratutto in quelli morti; sia la cadaverina (2 g/kg) che la putrescina (600 mg/kg) hanno una lieve tossicità acuta nei ratti, il principale effetto tossico è la ipotensione.

Dal punto di vista ANTROPOLOGICO nell'immaginazione collettiva il fungo viene ancor oggi considerato un alimento “Misterioso” una delizia del palato ,ma anche un terribile veleno... !


I funghi commestibili in certe condizioni possono diventare non più "Eduli " (le cause da ricercare sono diverse: tossinfenzione alimentare, intolleranza, specie non adeguatamente cotte ecc. ) se poi ci aggiungiamo che i funghi rispetto ai vegetali per la loro composizione biochimica, sono altamente deperibili e in fase di putrefazione emanano un odore fetido di tipo "Cadaverico"; spiega il perché per tanti anni è sopravvissuta nell'immaginazione collettiva questa fantasiosa sindrome.





Bibliografia consultata:


  • 1) Pumelli Giuseppe -Istituto Ispezione degli Alimenti Parma " Funghi, ptomaine e botulismo " Gruppo Micologico Bresadola.Anno XXII - N. 5-6;
  • 2) Tox it -Argomenti di Tossicologia clinica in rete- Università Cattolica del Sacro Cuore;
  • 3) Rosenau M.J. -Avvelenamento da Ptomaine- Medical Clinics of North America, Marzo 1919, pag. 1541;
  • 4) Brusaferro S. -Igiene della Carne -Utet Torino 1909;
  • 5) Luciano Tofani Azienda Usl N. 5 Spezzino -Intolleranza ed allergie alimentari da funghi- Agosto 2005.
 

SINDROME ACROERITROMELALGICA O ERITROMELALGICA
INTOXICATION PAR CHAMPIGNONS ET ERYTHERMALGIE

Questa particolare sindrome non provoca alcun disturbo gastrointestinale, è stata descritta la prima volta in Giappone nel 1918 da Ichimura (1) la specie che causa questa sindrome è la Clitocybe acromelalga , volgarmente chiamato“Fungo delle ustioni o fungo tossico del bambù”.

L’ eritromelalgia è una rara sindrome da vasodilatazione parossistica caratterizzata da dolore urente con aumento della temperatura corporea e arrossamento dei piedi e delle mani la fisiopatologia è ancora sconosciuta.

Nakamura 1987 descriveva (2) questa sindrome:

“ Dopo l’ingestione C. acromelalga appaiano dolori che persistono da tre a cinque settimane, non alleviata dagli analgesici, con rossore alle dite e degli alluci. L’evoluzione si realizza in otto giorni a cinque mesi senza ripercussioni… .”

Le tossine che contiene il micete colpiscono le fibre amieliliche del sistema nervoso autonomo.
Una decina di tossine sono state estratte fra cui acidi acromelici A e B (Konno, 1988) questi composti aminoacidi assomigliano strutturalmente agli acidi Kainico e Domoico, potenti neuroeccitatori. Questi acidi acromelici, prima identificati in C. acromelalga non sono state rinvenute nella specie “Europea” Clitocybe amoenolens (3 ) (4).

Non solo in Giappone e nella Corea del Sud sono state registrate questa sindrome , ma anche in Europa (1996) Lanslebourg in Savoia dopo l’ingestione di una specie confusa per Lepista inversache è risultata poi trattarsi della Clitocybe amoenoles (24 a 48 ore dall’ingestione si sono avuti i primi sintomi).
Pure in Italia (1997) ad Avezzano (7) , otto persone, manifestarono una sindrome eritromelalgica, la sintomatologia è comparsa dopo ben 4-6 giorni, con dolori alle estremità dei piedi e delle mani, della gola, del naso e dei padiglioni auricolari. Presenza di un endema alle estremità con iperemia cutanea, gli intossicati avevano forti dolori ai piedi sopratutto la mattina al risveglio con grosse difficoltà a deambulare.
Il fungo responsabile della sindrome risultò essere sempre la Clitocybe amoenolens.

    Per saperne di più, fonte bibliografica da consultare:

  • 1)Ichimura T. A new poisonous mushroom. Bot Gaz (Tokyo), 1918, 65,109-111;
  • 2)Nakamura K, Shoyama F., Toyama J, Tateishi K., Empoisonnement par le Dokou-sassa Ko Japanese Jounal of Toxicology 1987,0,35-39;
  • 3)Konno K., Hashimato K.,Ohfune Y.,Shirahama H.,Matsumoto T., “Acromelic acids A and B isolated from Clitocybe acromelalga” Journal of the American Chemical Society 1988; 110, 4807-4815;
  • 4) SAVIUC P. “Intoxication par champignons et aerythermalgie” Bulletin d'Information toxixologique du centre antipoison du Quebec 1999, 15 (3), 4-6;
  • 5) J. Toxicol Clin Toxicol. 2001; 39 (4): 403-7 “Erythromelalgia and mushroom poisoning” Saviuc PF, Danel VC, Moreau PA, Guez DR, Claustre AM, Carpentier PH, Mallaret MP, Ducluzeau R. Departement Pluridisciplinaire de Medecine, centre Hospitalier Universitaire,Grenoble, France;
  • 6) Vet Hum Toxicol. 2003 aug; 45 (4) :180-2 “Toxicity of the Clitocybe amoenolens mushroom in the rat” Saviuc P, Dematteis M.,Mezin P.,Danel V.,Mallaret M. Unite de Toxicologie Clinique Grenoble ,France;
  • 7) Leonardi.M.,Ciulli G.,Pacioni G. & Recchia, G. (2002) “Una intossicazione collettiva da Clitocybe amoenolens riconducibile alla sindrome acromelelgica” Micol. E Veget. Medit. 17, 2: 133-142.


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L'ENIGMA DEL TRICHOLOMA EQUESTRE

Un recente articolo scientifico "Suspected myotoxicity of edible wild mushrooms" pubblicato a febbraio 2006 (Exp Biol Med Maywood 2006 Feb; 231(2): 221-8) da Nieminen P, Kirsi M, Mustonen AM dell' Università di Joensuu, reparto di biologia Finlandese apre una nuova ipotesi sulla sindrome rabdomilitica dovuta al T. equestre.

Nel 2001, sul “The New England Jornal of Medicine” importante rivista medica internazionale, riportava i studi condotti dal Centro Antiveleni dell’Ospedale universitario di Bordeaux nel periodo 1992 - 2000, su diversi casi diintossicazione da Tricholoma equestre (L.: Fr.) Kumm. o Tricholoma flavovirens (Pers. : Fr.) Lundell & Nannf dove vi erano stati ben tre decessi con dimostrazione autoptica di cardiotossicità. I casi di avvelenamento erano stati osservati in dodici persone
che avevano mangiato questo fungo, in quantità abbondanti e per più pasti consecutivi, provocando una grave forma di necrosi muscolare, rabdomiolisi ,la distruzione delle cellule muscolari causa il rilascio nel sangue di un pigmento tossico, la mioglobina, che, accumulandosi, può essere causa di insufficienza renale e può portare alla morte.
L’intossicazione fu riprodotta dai ricercatori francesi su animali da esperimento, con estratti di T. equestre, le dosi utilizzate risultavano molto alte in rapporto al peso degli animali , per cui si può ipotizzare che ,anche nell’uomo, l’intossicazione si verifichi solo al raggiungimento di un certo valore soglia, come il consumo abbondante in due tre giorni consecutivi.

Nel 2001 in Taiwan sono stati segnalati alcuni casi di rabdomiolisi per ingestione di funghi appartenenti non alla specie T. equestre, ma a bensì alla Russula subnigricans.

Nel 2002, due casi in Polonia conseguenti a nove pasti consecutivi dovuti al Tricholoma equestre. In Italia non sono stati segnalati finora casi di questa intossicazione .

Da questo studio dell’Università Filandese si suppone che altri funghi potrebbero contenere residui chimici che causerebbero effetti tossici simili al T. equestre.
Da questa ricerca 86 topi di laboratorio sono stati sottoposti per cinque giorni (3, 6, or 9 g/kg body mass/day) al consumo di funghi commestibili appartenenti alle specie Russula spp, Cantharellus cibarius, Albatrellus ovinus, Leccinium versipelle, sono stati mescolati con la dieta normale del roditore. L'attività della chinasi della creatina del plasma è aumentata con tutte la specie fungine studiate ( 9 g/kg body mass/day) mentre l'esame istologico dei campioni del fegato e del muscolo dei ratti sono risultati inalterati.
L'ipotesi e che gli effetti tossici precedentemente osservati non sono specifici del Tricholoma equestre, ma probabilmente rappresenta una risposta non specifica dalla quantità significativa del fungo ingerita.

> Fonte: consultata PUb Med

Caso di sindrome nefrotossica, non falloidea, "NORLEUCINICA" da ingestione di funghi genere Amanita sottogenre Lepidella presso ospedale dell'università di E-Da, Kaohsiung, Taiwan

Sono ormai diversi i casi osservati nel mondo dovuti a questa recente nuove sindrome, riguardano alcune Amanita del sottogenere Lepidella, principalmente A. sminthiana da questa amanita i studiosi Benidict e Chilton avevano isolato un aminocido allenico non proteico norleucina allenica da qui il nome di sindrome "Norleucinica". La latenza risulta breve dalle 4 alle 10 ore, la sintomatologia iniziale è di tipo gastrointestinale a uifa seguito fra le 24 le 72 or un quadro di intossicazione renale. La funzione renale viene ripristinato molto lentamente dopo circa 6-10 giorni. In Italia si sono registrati alcuni casi causati da ingestione di A. proxima.

W Di Yang, Lin Ch, Huang JW, Zanna Cc. Reparto di medicina interna, ospedale dell'università di E-Da, Kaohsiung, Taiwan.

Si sono registrati due casi di avvelenamento a Taiwan causati dall'ingestione di A smithiana. Un uomo 54 anni e la sua moglie 52 anni sono stati ricoverati con problemi renali acuti renali dopo circa un giorno dall'ingestione giorno dopo l'ingestione hanno fatto un recupero completo dopo emodialisi ed il trattamento di appoggio.

> Fonte: consultata PUb Med Fonti da consultare:

  • Pelizzari & Moser, Pagine di Micologia, n. 11, 1999;
  • Dott. Francesco Bellù "I principali funghi velenosi e le loro intossicazioni"Atti dei corsi di aggiornamento di micotossicologia anni 1997-2000 pubblicati dall' Azienda USl di Parma.
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Funghi eduli freschi
& tossinfezioni alimentari



Da recenti studi risulterebbe che i funghi eduli freschi possono veicolare tossinfezioni: si tratterebbe di infezioni batteriche, virali o fungine (micromiceti), in cui il carpoforo del fungo superiore servirebbe solamente da veicolo di introduzione del microrganismo patogeno.
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Funghi Bioluminescenti
La chemiluminescenza è l'emissione di radiazione elettromagnetica radiazione nel campo del visibile e dell’infrarosso,dovuta ad una reazione chimica di tipo esotermica, nel caso che il fenomeno avvenga all’interno di un organismo vivente allora si parla appunto di bioluminescenza coinvolge enzimi (luciferasi) o fotoproteine. Il fenomeno della bioluminescenza è ampiamente diffuso in natura nei batteri ,negli organismi marini ,soprattutto quelle che abitano nelle profondità oceaniche, negli organismi terrestri dagli insetti lucciole ed alcune specie di vermi, alghe e nei funghi.
Tra i funghi i casi di bioluminescenza si possono riunire in due gruppi:

  • A) Emissione di luce limitato agli organi riproduttivi “Imenio”, tipico è il caso riguardante la Clitocybe olearia. Tale luminescenza attira gli insetti notturni sulle lamelle in modo che gli stessi diventano trasportatori di spore facilitando la dispersione delle spore e quindi della riproduzione.

  • B) Il micelio risulta luminescente rendendo il suo substrato (legno, vecchi tronchi ecc. ) luminescente.
    Un esempio di tale fenomeno è l’Armillaria oscura, diffusa nei boschi del nord europa, qui la luminescenza e dovuta appunto al micelio, le ife penetrando nella corteccia degli alberi lo rende a sua volta fosforescente.
    Questa proprietà era conosciuta e descritta già nel 500 nell’opera Scandinava “Historia de gentibus septentrioanlibus” dove viene descritto il fenomeno di pali di legno cariato da "funghi" che emanano luce tenue durante la notte. Lo stesso fenomeno dovuta a micelio fosforescente si ritrova nei miceli del Laetiporus sulphureus e Xylaria hypoxylon.


E’ stato scoperto da ricercatori dell'Università di San Paolo nella Mata Atlantica, in Mato Grosso e pubblicati nell’articolo D.E. Desjardin, M.Capelari e C.V. Stevani “A new bioluminescent agaric from Sao Paulo, Brazil” una nuova specie Gerronema viridilucens Desjardin, Capelari et Stevani, sp. nov. raccolta sulle cortecce degli alberi viventi di Eugenia fluminensis.

Questa specie è stata raccolta nella regione del Mata Atlantica del parco Ribeira Valley vicino a San Paolo del Brasile. Una caratteristica insolita di questa nuova specie è che le lamelle emettono la luce giallastra-verde luminosa ad una lunghezza d’onda massima di 530 nm, tale caratteristica fa si che questi funghi siano visibili nella foresta di notte. Il Gerronema emette luce sia dal gambo che dalla cappella dalle 24 alle 48 ore.

Questa caratteristica è presente anche in diverse altre specie di funghi:

Nel genere Mycena se ne contano diverse specie bioluminescenti:
Mycena lucentipes, Mycena fera, Mycena asteria,Mycena discobasis, Mycena sinceri altre specie fungine sono: Lampteromyces spp.,Neonothopanus,Panellus spp.,Clitocybe olearia , Armillaria oscura.



GALLERIA FOTOGRAFICA dal sito Nationalgeographic “New Glowing Fungi Species Found in Brazil”


Bibliografia da consultare:

  • Calleja, G.B. and Reynolds,G.T. (1970) Spatial distribution of light in luminescent fungal mycelia. Archiv fur Mikrobiologie 71:31-34;
  • Corner, E.J.H (1954) Further descrptions of luminous agarics. Trasactions of the British Mycological Society 37: 256-271;
  • Wassink,E.C. (1979) On fungus luminescence. Medelingen van de landbouwhogeschool, Wageningen 79-5: 1-43;
  • Marcello G. Intini Natura e Ambiente Funghi caratteristiche e ambienti di vita di macromiceti legnicoli delle zone temperate e tropicali Edizioni IT-COMM. Firenze
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Pericolo fitosanitario
nei funghi selvatici







La triste notizia della morte di una donna di 72 anni
richiama l’attenzione del pericolo fitosanitario nei
funghi spontanei.

I funghi selvatici essendo un prodotto spontaneo non subisce
come per i prodotti agricoli trattamenti chimici per ottimizzare
le rese delle produzioni, ma invece possono essere interessati
da inquinanti indiretti in particolare da pesticidi e fitofarmaci
irrorati sui prati limitrofi ai boschi.
Trattamenti specifici, invece, possono essere effettuati
dopo la raccolta e finalizzati alla disinfestazione.

I funghi hanno una elevata capacità di assorbire e/o accumulare
elevate quantità di contaminanti radioattivi e convenzionali
anche con bassi livelli presenti nel terreno e sono in grado
inoltre di trattenere per lunghi periodi elevate concentrazioni
d’inquinanti.

L'organismo fungino, o micelio, é formato dall'insieme di
un numero grandissimo di cellule, la cui
differenziazione costituisce le
sue varie parte Laparte principale é formata da una fittissima
ed intricata rete di filamenti sottilissimi aventi diametro
variabile tra 0,5 e 150 µm, detti ife, che si diramano anche
per decine o centinaia di metri quadrati appena sotto la
superficie del terreno o la corteccia degli alberi o la materia
in decomposizione, e rappresentano una formidabile rete
assorbente per tutti gli elementi che possono essere assimilati
o accumulati dall'organismo fungino
(in particolare i metalli
o particolari sostanze organiche di sintesi non facilmente
degradabili, IPA, PCB, ecc.).

Per sua costituzione quindi l'organismo fungino ha bisogno
dei macro nutrienti tipici delle specie vegetali, come il
carbonio, idrogeno, ossigeno, azoto, fosforo , zolfo,
magnesio e potassio, tuttavia nella sua composizione sono
sempre presenti almeno altri sei elementi da considerare
quindi micronutrienti essenziali, cioé ferro, zinco, rame,
manganese, molibdeno e calcio . Oltre a questi si trovano
almeno un'altra trentina d’elementi metallici tra cui non
si sa ancora quali considerare accidentali o fondamentali
per la vita del fungo. Questi elementi, pur non essendo
micronutrienti essenziali, possono essere presenti in
maniera accidentale cioé soltanto quando il fungo cresce
in un substrato che li contiene .

I funghi quindi sono organismi bioaccumulatori e tale
caratteristica trova un interessante campo
d’applicazione nella “bioremediation”,
una tecnica che prevede l'utilizzo
d’agenti biologici per il risanamento d’ambienti contaminati:
sono già stati istallati impianti modello che prevedono il
trattamento dei residui della produzione primaria con funghi,
ottenendo mangime per animali.

La capacità dei funghi di fissare metalli pesanti assorbiti
dal terreno è chiamata “Fattore di accumulo” dato dal
rapporto tra la concentrazione del metallo nel fungo
e quella nel substrato di crescita.

> Consulta la Banca dati dei prodotti fitosanitari del Ministero della Salute

 
Funghi con diserbante muore una 72 enne
La triste notizia della morte di una donna di 72 anni
richiama l’attenzione sul pericolo fitosanitario
nei funghi spontanei.

I funghi selvatici essendo un prodotto spontaneo non subisce
come per i prodotti agricoli trattamenti chimici per
ottimizzare le rese delle produzioni, ma invece possono
essere interessati da inquinanti indiretti in particolare
da pesticidi e fitofarmaci irrorati sui prati limitrofi ai boschi.
Trattamenti specifici, invece, possono essere effettuati
dopo la raccolta e finalizzati alla disinfestazione...

> Leggi notizia su la Repubblica
 
AVVELENAMENTO
DA AMANITA VERNA


Un’intera famiglia di Ischia è stata avvelenata dalla
micidiale Amanita verna confusa con un comune prataiolo.
Questa triste notizia di cronaca dimostra quanto sia pericoloso
raccogliere funghi anche in primavera senza il previo controllo
micologico pubblico.

> Leggi l'articolo pubblicato da Positanonews.it
 
FUNGHI COME
DISTINGUERE I BUONI E I CATTIVI
 

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