Quando il bosco si veste di brina: ecco i funghi d’inverno che solo pochi sanno riconoscere

Un sentiero imbiancato, i rami che scricchiolano sotto il gelo e, sotto una foglia ancora intatta, un piccolo cappello che spunta: non è un’illusione, è la realtà di chi esce per funghi d’inverno. La scena si ripete in aree costiere e in boschi sempreverdi dove il freddo non è sempre sinonimo di silenzio biologico. Chi frequenta questi luoghi lo sa: certe specie sopportano neve e gelo meglio di quanto immagini chi resta al caldo. Macchia mediterranea, pini litoranei, ceppaie umide sono spesso i luoghi in cui si scoprono i frutti più inattesi. Un dettaglio che molti sottovalutano: il vento secco può seccare i corpi dei funghi più rapidamente della neve.

Dove andare e perché

Per chi cerca funghi invernali la scelta dell’ambiente è centrale. I migliori spazi non sono solo le alte faggete, ma soprattutto i boschi termofili e le aree di macchia mediterranea lungo le coste del Centro-Sud e delle isole, dove gli alberi sempreverdi mantengono un microclima meno rigido. In questi habitat le precipitazioni e i venti umidi creano condizioni favorevoli alla fruttificazione anche con basse temperature. Le isole e le zone riparate dalle catene montuose spesso offrono raccolte interessanti: qui il suolo trattiene più facilmente umidità e la lettiera non gela subito.

Quando il bosco si veste di brina: ecco i funghi d’inverno che solo pochi sanno riconoscere
Quando il bosco si veste di brina: ecco i funghi d’inverno che solo pochi sanno riconoscere – ispettorimicologi.it

Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la differenza tra coste esposte a venti freddi e coste riparate: dove imperversano maestrale o tramontana la produttività cala; dove arrivano correnti umide da sud la vita fungina prosegue. Chi conosce un tratto di costa con leccio, sughera o pino marittimo sa che può trovare esemplari anche nei giorni freddi. Un aspetto che sfugge a chi vive in città: il paesaggio costiero può restare biologicamente attivo quando l’entroterra è sotto neve.

Quali specie resistono e come le riconosci

Non tutti i funghi sono uguali davanti al freddo. I lignicoli, cioè quelli legati al legno morto o vivo, spesso resistono più a lungo perché il legno conserva calore rispetto al suolo. Tra questi spiccano i Pleurotus (orecchioni), il Piopparello e la Flammulina dell’olmo, noti per fruttificazioni che possono durare tutta la stagione fredda. I Pleurotus tollerano gelo e umidità e compaiono su tronchi e ceppaie; la Flammulina sopporta brinate e si ritrova su olmi e salici in molte regioni settentrionali.

I terricoli che si possono incontrare in inverno includono i Lactarius (sanguinelli), la Lepista nuda e le finferle tardive, che in molti ambienti mediterranei resistono se il clima rimane mite. Anche alcuni boleti mediterranei, come il Leccinellum (leccino invernale), si trovano sotto querce sempreverdi. Un dettaglio che molti sottovalutano: alcuni funghi producono composti antigelo che permettono la formazione dei corpi fruttiferi nonostante gelate leggere.

Come muoversi in bosco e precauzioni

Muoversi per funghi nella stagione fredda richiede un approccio diverso rispetto all’autunno. Preferire giornate senza vento secco, puntare a luoghi riparati e controllare ceppaie e ramaglie umide aumenta le probabilità di successo. Osservare i suoli ricchi di humus e le lettiere compatte è spesso più utile che cercare sul terreno nudo, che gela più facilmente. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno: i funghi lignicoli emergono spesso più tardi ma in gruppi numerosi, rendendo il controllo del legno abbattuto una buona strategia.

Per la sicurezza è essenziale non consumare esemplari senza certezza dell’identificazione: rivolgersi a un controllo micologico o a un esperto resta la prassi corretta. Non inventare dati sulla commestibilità e non fidarsi esclusivamente di foto trovate online; la variabilità regionale è ampia. Un aspetto che sfugge a chi non frequenta i boschi è la rapidità con cui il freddo può deteriorare un raccolto: funghi raccolti dopo gelate intense spesso perdono aroma e qualità.

Le tendenze climatiche in questi mesi stanno spostando alcune specie più a nord e rendendo più frequenti ritrovamenti in coste riparate: per il cercatore significa esplorare ambienti meno ovvi e imparare a leggere il paesaggio vegetale, perché sono proprio quei cespugli di corbezzolo o le rade pinete litoranee che spesso custodiscono i frutti invernali più apprezzati.

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