Praticare yoga regolarmente influenza la pressione alta: cosa dicono le ricerche scientifiche attuali

La pressione alta – ormai diffusa soprattutto tra chi ha superato i 50 anni – continua a essere una delle cause principali di problemi cardiovascolari. Curare l’ipertensione non significa solo prendere farmaci o cambiare qualche abitudine: ci sono metodi alternativi che stanno prendendo piede, come lo yoga. La sua forza? Andare oltre il corpo e lavorare anche sul sistema nervoso e sul controllo dello stress. Ma davvero questa disciplina può abbassare la pressione in modo sensibile? Le ricerche più recenti offrono risposte interessanti, soprattutto per chi vuole un aiuto in più, accanto alle terapie tradizionali.

Come si sviluppa l’ipertensione e il ruolo dello yoga

Definire l’ipertensione è piuttosto semplice: si parla di pressione del sangue sulle arterie sempre sopra i 140/90 mmHg, un valore che fa salire i rischi per il cuore e i vasi. Spesso però questa condizione resta “silenziosa” per anni, peggiorando con il passare del tempo – e con l’età che avanza, i vasi sanguigni diventano più rigidi, il cuore lavora di più, insomma un bel problema. Non solo: fattori come infiammazione cronica, pigrizia, stress mal gestito e sonno disturbato – tipici di persone tra i 50 e i 60 anni – complicano la situazione. Ecco un dettaglio che fa la differenza: sovrappeso, prediabete e anche farmaci per altri disturbi possono far impennare la pressione ancora di più.

Praticare yoga regolarmente influenza la pressione alta: cosa dicono le ricerche scientifiche attuali
Una persona in posizione yoga con le dita di una mano che formano un mudra, simbolo di concentrazione e meditazione. – ispettorimicologi.it

Lo yoga, in questo quadro, si mette in gioco agendo proprio su alcuni dei meccanismi che innalzano la pressione. Le tecniche più dolci, lente, stimolano il controllo del respiro, il rilassamento muscolare e soprattutto aiutano a tenere a bada lo stress: un equilibrio delicato del sistema nervoso autonomo, che molti ignorano. Quando il sistema simpatico – quello della “paura” e della reazione immediata – si fa troppo sentire, la pressione sale. Al contrario, attivare il parasimpatico aiuta a rilassarsi. Ed è proprio qui che lo yoga dà una mano efficacissima.

Chi abita in mezzo al caos delle città lo sa bene: lo stress è quasi una costante, e gestirlo diventa roba da professionisti. Lo yoga può offrire un valido supporto, senza sostituire nulla, ma lavorando fianco a fianco con i trattamenti medici.

I risultati scientifici sull’efficacia dello yoga nella riduzione della pressione

Molti studi hanno testato lo yoga come modo per tenere sotto controllo la pressione, e i risultati – diciamolo – sono concreti ma non miracolosi. Più che una cura, lo yoga si conferma come un alleato, soprattutto se abbinato a una terapia medica corretta e a cambiamenti nello stile di vita. Diversi meta-analisi, basati su numerose ricerche cliniche, indicano che praticare yoga con costanza può abbassare la pressione sistolica in media di 4-8 mmHg, e quella diastolica tra 2 e 5 mmHg. Numeri che si avvicinano a quei piccoli miracoli che arrivano da una camminata più lunga o meno sale in cucina.

I programmi migliori sono quelli con sessioni regolari, almeno tre volte a settimana, e una durata totale di 8-12 settimane: in particolare per chi ha appena scoperto l’ipertensione o non ha ancora iniziato con i farmaci. Le posizioni fisiche contano, sì, ma non sono tutto: esercizi di respirazione profonda e tecniche meditative come lo Yoga Nidra hanno un ruolo importante, soprattutto per lo stress e per dormire meglio. Gli esperti sottolineano che i traguardi più soddisfacenti si raggiungono quando lo yoga si affianca alle cure mediche, senza pretendere di sostituirle.

Chi fa questo lavoro ogni giorno conferma come sia fondamentale un approccio su misura, attento alle caratteristiche di ogni persona e senza creare false aspettative.

Quale yoga scegliere e come praticare in modo sicuro con l’ipertensione

Le varietà di yoga sono molte, e non tutte adatte a chi ha problemi di pressione. Meglio prediligere stili delicati, dove il movimento è lento, il respiro profondo e il rilassamento al centro. Va cercata la via del rilassamento parasimpatico per abbassare la pressione e “scaricare” il cuore. Le posizioni consigliate sono tranquille, senza sforzi e senza far trattenere il fiato – l’obiettivo è calmare, sciogliere le tensioni e mettere pace al sistema nervoso.

Attenzione però a evitare posture o esercizi che possono far schizzare su la pressione, come quelli più dinamici o le inversioni, specialmente se la terapia farmacologica non ha ancora stabilizzato i valori. Ogni pratica va modulata sulle condizioni personali, con insegnanti preparati e – non meno importante – col via libera del medico. In caso di malesseri, difficoltà a respirare o battito accelerato, meglio fermarsi subito.

Chi pensa che lo yoga possa rimpiazzare i farmaci sbaglia: è un complemento prezioso, che aiuta a ridurre la pressione in modo costante, a gestire meglio lo stress, a dormire di più e meglio, e infine a sentirsi più in forma. Negli ultimi anni in Italia questa pratica sta prendendo piede, anche qui, e sempre più persone trovano vantaggi accessibili, perfino se non si è allenati da tempo o si hanno ritmi di vita intensi.

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